UN 25 APRILE A TESTA IN GIU'. ORA SI PRETENDE LA LIBERAZIONE

Ed arrivò anche la disfatta dell'Arechi. Che in una stagione tribolata non fa più notizia, tanto da essere derubricata a normalità delle cose.
Una squadra specchio riflesso di una società fragile, scriteriata, indifesa, abulica, inconsistente.
La partita ha ben poco da raccontare, il solito film già visto e rivisto tante volte in stagione. Giochicchia nel primo tempo, controllando la partita con ritmi bassi e soltanto perché la Salernitana non possiede il killer instinct soprattutto nei calci piazzati, chiude all'intervallo ancora in partita. Al primo tiro subito verso la porta nella ripresa peraltro centrale va sotto e da lì si assiste al solito allenamento degli avversari che chiudono la pratica con irrisoria facilità. Solo per le statistiche la firma di Zilli al tramonto del match.
In sala stampa non cambia il copione del mister Alvini, fatto di tanti "ci dispiace", "primo tempo di livello", "dopo il goal usciamo dalla partita".
Discorsi triti e ritriti, che purtroppo non spiegano cosa sia successo ad una squadra che fino all'1 dicembre, quando ci fu la rimonta di Pisa, scendeva in campo con il sangue agli occhi, dando l'anima fino al triplice fischio. Un gruppo granitico, che ci credeva sempre, andando ben oltre i limiti tecnici.
Dispiace per il mister, persona onesta e gentile, che ha sempre lavorato per ottenere il massimo, ma che si è ritrovato a lavorare in un contesto societario poco organizzato e confusionario, ma che ora all'alba della prossima stagione dovrà chiedere per primo chiarezza sul futuro tecnico e sportivo del club.
Perché non si potrà più accettare un'altra stagione del genere. C'è bisogno di un nuovo modo di fare calcio. Di una società ambiziosa, che metta i tifosi al centro del villaggio, che tracci una programmazione ed un piano industriale, perché il calcio va gestito con la serietà che merita qualsiasi azienda. E come tale pretende una comunicazione puntuale e precisa, che dia contezza degli obiettivi prefissati e di come si vuole raggiungerli. Una società che investa nel marketing, per creare identità e fidelizzare i propri tifosi.
Quando non si è più capaci di garantire un progetto sportivo all'altezza della storia del club e della propria gente, bisogna farsi da parte. Perché il rispetto pretende rispetto.
Chi ama questi colori non smetterà mai di lottare per essi, al di là della categoria, perché sa che presto o più in là, la resurrezione arriverà!