QUANDO A RETROCEDERE E' SOLO L' INCOSCIENZA

Si chiedeva orgoglio e riscatto da Frosinone e siamo stati accontentati. I lupi sono tornati a sudare la maglia, accarezzando il ritorno alla vittoria in trasferta dopo 5 mesi.
06.04.2025 01:23 di  Pasquale Riganello  Twitter:    vedi letture
Settore ospiti Benito Stirpe
Settore ospiti Benito Stirpe
© foto di Tuttofotosport

Alle ore 16:58 la classifica del campionato cadetto recitava: Cosenza 28, Salernitana 30, Sampdoria 32, Reggiana 32, Brescia 34.

Alzi la mano chi credeva che il campionato potesse dirsi concluso, avendo recuperato 3 punti a 3 squadre su 4, in attesa della gara della Samp di oggi. E  soprattutto in vista degli imminenti scontri diretti con Brescia e Salernitana. Una giornata che avrebbe sancito il rientro a pieno titolo dei lupi nella lotta salvezza. Una vittoria che si sarebbe definita di carattere, figlia di una prestazione gagliarda che ricordava l'ultima vittoria in trasferta, quella di novembre a Brescia, ma con un finale completamente rovesciato. Alvini avrebbe bagnato il ritorno con 3 punti che promettevano coraggio per il finale di campionato da vivere con la tachicardia, ben coscienti di essere entrati nella famosa "zona Cosenza", dove niente è impossibile.

Ed invece alle 16:59 arriva puntuale la doccia fredda, gelata, amarissima. Un gollonzo oltre il tempo di recupero fissato dalla terna arbitrale fa sfumare sul più bello una prestazione da lupi veri.

A bocce ferme, si articolano i ragionamenti più lucidi del tifoso, da tempo rassegnato ad un futuro pressoché inevitabile, perché quando sono troppi i segnali negativi che giungono anche nelle giornate più confortanti, allora occorre riannodare i fili della coscienza e mettere da parte i rimpianti per quello che poteva essere. 

Le responsabilità di questa stagione sono chiare ormai a tutti, un solo unico legittimo proprietario di illusioni e pretese incoscienti. Come quella di riavere indietro i 4 punti di penalizzazione, che condannano il Cosenza, nel momento in cui scriviamo, alla retrocessione.

Il Cosenza visto allo Stirpe non merita francamente di retrocedere, perché é sceso in campo dimostrando sin dal primo vagito di voler fare sua la gara. E' passato in vantaggio alla prima occasione, ha sì subito il pareggio al primo vero affondo dei padroni di casa, ma questa volta non si è disunito come era successo nelle sfide precedenti dopo lo schiaffo subito, ma ha saputo superare il momento di difficoltà da grande squadra e come si è riaffacciato nella metà campo avversaria ha subito fatto male agli avversari sul finire della prima frazione. E nel secondo tempo è rientrato non per difendersi strenuamente, ma per cercare di chiudere la gara, qua però ha dimostrato di non aver fatto l'upgrade necessario, saper uccidere le partite nei momenti topici. Le occasioni di Artistico (due) ed il contropiede di Ciervo meritavano una migliore conclusione e a questi livelli purtroppo, la legge del calcio è spietata.

Non può essere un caso, al di là dei valori tecnici su cui si può disquisire, che questa squadra non sia stata capace di concludere in stagione una partita  in scioltezza, ad esempio con un doppio vantaggio. E' chiedere troppo? Probabilmente neanche per la statistica è ammissibile una cosa del genere.

E' questione di mentalità, che in un club si tramanda. E in un sodalizio dove scarseggia la competenza tecnica, diventa inevitabile dover soffrire ogni maledetta partita.

Quella mentalità, che si riversa anche sui giocatori portati in rosa dal mercato. Avete presente il Frosinone oggi in campo? Bettella nel secondo tempo urlava all'arbitro "Non ci hai dato 2 rigori" al termine dell'azione in cui Tsadjout stava quasi per pareggiare nel cuore della ripresa, dopo aver falciato Venturi in area di rigore, senza essere stato sanzionato. Lucioni (si, proprio quello che ha rifiutato Cosenza a gennaio,per mancanza di credibilità nel progetto) è stato ammonito dalla panchina, dopo essersi scaldato con l'arbitro, nel tentativo evidente di condizionarlo. A molti sembrerà una casualità, ma un vecchio detto recitava: "Se ti butti 40 volte in area, prima o poi un rigore arriva". Questione di statistica, per l'appunto...ma la mentalità e l'esperienza hanno un costo da pagare e qualcuno si è rivelato un po troppo sensibile.

Poco dopo un giallo a Kourfalidis più che legittimo viene trasformato in rosso dal Var, senza alcun senso, considerato che episodi analoghi nei giorni scorsi non sono stati sanzionati con nessun cartellino. C'era una volta l'uniformità di giudizio...

Ma come fa una società a restare in silenzio dopo un arbitraggio del genere? Come è possibile che si mandi il tecnico in sala stampa a ricordare i tanti episodi che hanno visto il Cosenza protagonista di arbitraggi sconsiderati e pregiudizievoli senza che nessun altro ci metta la faccia? Ci si rende conto che così non si tutela il famoso brand di cui parla l'amministratrice unica da tempo?

Quel che resta di positivo nel cuore di chi ama questa maglia, è la consapevolezza di poter rivedere la stessa grinta che si leggeva negli occhi dei rossoblu oggi, anche per le prossime 6 partite. Perché quando il Cosenza indossa il vestito migliore, quello della lotta nel fango, non c'è ostacolo che non possa essere aggirato. 

Al di là dell'amarezza finale, oggi vanno ringraziati Alvini e i suoi ragazzi, perché se il Cosenza è ancora vivo, nonostante tutto, è merito esclusivamente loro. L'ultimo step da superare per raggiungere l'ideale salvezza della tifoseria, è trasformare la rabbia in resilienza, per contrastare a monte le defezioni arbitrali, essere più forti delle ingiustizie, delle negligenze societarie, avendo la consapevolezza di essere alla pari delle rivali concorrenti.

"Lottando col cuore, si scrive la storia", recitava un vecchio striscione. Che potrebbe benissimo valere una salvezza nell'immaginario collettivo.

Perché a retrocedere semmai, sarà solo l'incoscienza di chi non ha fatto nulla, per evitare tutto ciò.