PROGREDITI, IN RISERVATEZZA. L'ULTIMA ANCORA DI SALVEZZA SI CHIAMA RIFORMA DEI CAMPIONATI

Un' altra settimana in cui è successo di tutto (ed il contrario di tutto) in casa Cosenza. Nel frattempo le speranze del presidente potrebbero rivolgersi fuori dal terreno di gioco.
29.03.2025 19:00 di  Pasquale Riganello  Twitter:    vedi letture
PROGREDITI, IN RISERVATEZZA. L'ULTIMA ANCORA DI SALVEZZA SI CHIAMA RIFORMA DEI CAMPIONATI
© foto di ansa.it

Ci eravamo lasciati dopo un derby perso male, che più male non si poteva. Con il sindaco che aveva minacciato azioni legali nei confronti della società, per l'affitto dello stadio e il mancato versamento della Tari. il primo cittadino non aveva nascosto l'amarezza per il comportamento di Eugenio Guarascio, reo di aver fatto saltare l'ennesimo incontro decisivo per la chiusura di una delle tante trattative imbastite in questi mesi o se preferite anni, per il cambio di proprietà. Un accorato appello rivolto al tifoso n°1 (si perdoni l'eufemismo!), chiamato a fare chiarezza una volta per tutte, circa le proprie intenzioni sul futuro, parlando chiaro alla città e ad una provincia che non lo vuole più. 

E' toccato poi ad Alfredo Citrigno, annunciare tramite uno scarno comunicato, la volontà di porre fine alle trattative in essere per l'acquisto del Cosenza Calcio. Come i suoi "predecessori", si è visto costretto a gettare la spugna, sfiduciato dall'assenza di risposte del patron alle offerte poste sul tavolo, un classico a cui siamo ormai abituati da anni. Proprio quando ci si accinge a chiudere, improvvisamente si trincera nel silenzio, nè si presenta ad incontri programmati.

Ma c'è da ammettere che quando viene tirato in causa dalla politica, la risposta del presidente non tarda ad arrivare. E così all'alba del post derby, usciva un comunicato dove si ribadiva a Franz Caruso, le parole già espresse post-incontro al Comune del 6 febbraio, confermando trattative in essere per la cessione del sodalizio. "Trattative che nel corso del tempo sono progredite, nel rispetto della massima riservatezza, come previsto dalle vigenti norme in materia di società di capitali e al riparo da inopportune intromissioni mediatiche". Purtroppo, i fatti sembrano andare in ben altra direzione.

Per giungere poi alle ultime ore, dove abbiamo visto cambiare in una notte il prezzo dei biglietti per il settore ospiti, da 8 a 19 euro, (un aumento di oltre il 100%!) per una prevendita partita a 48 ore circa dall'inizio del match. Saremmo curiosi di sapere anche qui, cosa abbia portato al cambio di strategia in poche ore, una situazione simile a quella avvenuta nel derby del 26 dicembre.

Neanche il tempo di metabolizzare questa scelta, che ne arriva un'altra cervellotica e davvero inusuale. Avete mai sentito un club che fa pagare 0,20 di euro per biglietto ai propri sponsor?  Ebbene si signori, nel Cosenza Calcio anche questo è possibile. Vien da chiedersi a che pro investire in una società che non è in grado neanche di fornire (gratis!) una maglia da calcio ai propri finanziatori? Quale ritorno di immagine positivo può portare mettere il proprio marchio sui prodotti griffati da una società che sembra faccia di tutto per non tutelare il proprio brand, oltre che la propria onorabilità.

Come una serie di ciliegie che scende giù una dopo l'altra, arriva la decisione di chiudere alcuni settori dello stadio in vista del match con il Pisa, in particolare la tribuna B e la Rao, disponendo contestualmente lo spostamento degli abbonati in tribuna A e tribuna Rossa Sud. Decisione che non è andata proprio giù al sindaco Caruso, deluso dal comportamento insolente di chi non ha provveduto nè ad interpellare nè avvisare l'ente proprietario della struttura, ossia il Comune, il quale ha scoperto la novità soltanto durante la riunione, propedeutica alla prevendita, del GOS: "La società negli ultimi tempi sta venendo meno ai più elementari principi del garbo istituzionale. Ad oltre un anno dall'apertura della Rao, meraviglia scoprire che il Cosenza Calcio abbia aspettato l'arrivo di una partita fondamentale per coltivare le speranze di salvezza, per decidere autonomamente di chiudere la B e la Rao per l'effettuazione dei lavori, privando ai tifosi la possibilità di far sentire la vicinanza alla squadra dalle postazioni abituali dalle quali arriva ai calciatori l'imprescindibile sostegno ai colori del Cosenza". Caro presidente, non era lei che scriveva non più tardi di 10 giorni fa, che non bisognava perdere di vista l'obiettivo della salvezza, da perseguire con la massima lucidità e con il massimo impegno? Tutti questi passi indietro sembrano ricordarci un remake della famosa tela di Penelope narrata nell'Odissea di Omero.

Dulcis in fundo, la chiusura dello store ufficiale di Via Arabia. Non si conoscono ancora i motivi, nè le modalità. L'unica notizia concreta appare sotto forma di cartello dietro la vetrina dello storico negozio nel centro, che annuncia il trasferimento in corso in piazza Kennedy. Voci ufficiose parlano della gestione del merchandising affidata a Capitano Abbigliamento, con sponsor tecnico Legea. Aspettiamo fatti concreti prima di giudicare, ma il silenzio con cui si effettuano queste mosse non presuppone nulla di buono. Al momento, la certezza è che una delle fonti di ricavo del club, viene sospesa senza un preciso motivo. E i tifosi sono privati della possibilità di comprare prodotti ufficiali del club. Se questo significa tutelare il brand Cosenza Calcio...

Insomma, questa società, decide di progredire in incognito, nel rispetto della modestia e dell'umiltà che la contraddistingue, probabilmente. Affidiamo ai posteri l'ardua sentenza...

Chissà che in realtà il presidente non stia lavorando ai piani alti del Palazzo del calcio, per capire se ci siano possibilità per dare il via alla famosa riforma dei campionati da anni invocata dal presidente federale Gabriele Gravina e che sembra sia ormai non più rinviabile.

I numeri sul tasso di fallimento delle società professionistiche dal 2000 ad oggi sono impressionanti: oltre 180 i club non iscritti e spariti, una media di 7 all'anno. E proprio il Cosenza Calcio ne sa qualcosa, rientrando in quella statistica in 3 stagioni, 2003, 2006 e 2011. Proprio l'ultima fu propedeutica per l'arrivo in città del presidente di Ecologia Oggi, insieme ad una cordata che via via si dileguò nel corso del tempo, lasciandolo di fatti da solo.

L'idea a cui pare si sta lavorando nella sede di Via Allegri, sarebbe quella di mantenere la Serie A a 20 squadre (ma le big spingono per ridurlo a 18, per poter competere maggiormente con i club europei) con 2 retrocessioni dirette, più una terza attraverso un playout tra la terzultima del campionato e la migliore terza in serie B; una serie B che subirebbe i maggiori stravolgimenti, con due gironi da 20 squadre ciascuno: in pratica ci sarebbe una fusione con la Lega Pro, con promosse in serie A direttamente le prime due di ogni singolo girone e la terza che uscirebbe dal playoff tra i due gironi. Sarebbero 6 le retrocessioni, le ultime tre dei due gironi. Pare ci sia anche un accordo sulla spartizione dei diritti tv: la serie B prenderebbe il 10% dai diritti della serie A, mentre la quota attuale della serie C passerebbe alla B. In questo modo, la serie C (potrebbe essere rinominata terza serie) perderebbe lo status di professionismo e sarebbe composta dalle 40 società che oggi sono in Lega Pro (da trasformare in società non a scopo di lucro) che resterebbero fuori dalle 20 promosse in B, più le 9 promosse dalla D e altre 11 che arriverebbero sempre dai dilettanti e scelte per merito sportivo

Al momento resta solo un progetto ambizioso, limitando drasticamente il numero di società professionistiche da 100 a circa 60. La sensazione è che questa eventualità possa crescere di appeal, dal momento in cui dovessero retrocedere in serie C (...con tutte le conseguenze del caso) club dall'importante valenza storica e geopolitica.

La speranza, è che qualora dovesse accadere una storia simile al 2003, per il Cosenza Calcio il finale stavolta sia completamente diverso...