Il lampo e l’ombra: l’enigma Fumagalli al Cosenza

C’è un momento che i tifosi del Cosenza non dimenticheranno facilmente: il pallone che si insacca sotto la traversa dopo il tiro al volo di Tommaso Fumagalli, a tempo scaduto, contro il Pisa. Un gol da applausi, probabilmente tra i più belli di tutta la stagione in Serie B. Un’esplosione di gioia, una rete che sembrava il preludio a un campionato da protagonista per il giovane trequartista arrivato in prestito dal Como.
E invece, paradossalmente, proprio quel momento esaltante sembra essere stato il canto del cigno della sua stagione in rossoblù. Dopo quel colpo da campione, Fumagalli si è lentamente e inesorabilmente spento. Le aspettative su di lui erano alte, alimentate da un avvio convincente: tre gol nelle prime sette partite, una media notevole per un centrocampista offensivo. Ma da lì in poi, il vuoto.
Panchine consecutive, prestazioni opache, una presenza sempre più marginale. L’ombra di un trasferimento a gennaio ha aleggiato a lungo, ma alla fine il calciatore è rimasto. Tuttavia, anche con il cambio in panchina e la breve parentesi del duo Tortelli-Belmonte, che lo ha rilanciato dal primo minuto, il tanto atteso riscatto non è arrivato.
L’ultimo segnale, o forse l’ennesima conferma, è arrivato nella gara con il Brescia: venti minuti senza lampi, senza idee, senza quel guizzo che a inizio stagione lo aveva reso uno dei volti più intriganti della squadra. Un finale di campionato in sordina che lascia più domande che risposte.
Cosa è successo a Fumagalli? Infortuni nascosti, problemi ambientali, difficoltà tattiche? Oppure semplicemente il peso delle aspettative ha finito per schiacciarlo? Il talento intravisto resta, ma servirà una svolta – mentale prima ancora che tecnica – per rivedere quel giocatore capace di accendere gli stadi con una sola giocata.
Per ora, resta il ricordo di quel gol spettacolare. E il rammarico per ciò che poteva essere.